Andiamo a caccia di tendenze per vedere il mondo che ci circonda.
Troviamo nuovi trend, o dati particolari ed estrapoliamo insight reali, che possono dare una prospettiva sul mondo in cui viviamo oggi. O quello di domani.

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IDEAS

SPARKS

Warning: woke washing.

Ultimamente siamo circondati da tantissimi tentativi da parte dei brand di aderire a cause sociali o inserirsi nel dibattito pubblico attraverso iniziative di comunicazione, campagne, spot e contenuti social.

Sempre più spesso, però, questi tentativi si trasformano in cultural fails, che generano indignazione da parte degli utenti.

È il fenomeno del "woke washing" travestito da attivismo, che porta alcuni brand a farsi portavoce di valori apparentemente legati a cause sociali largamente combattute.Tale supporto è spesso fittizio: ci sono brand che utilizzano queste tematiche solo per finalità di vendita, senza agire concretamente a favore dei valori di cui si fanno portatori.

FLARE

Da activism a slacktivism.

I continui episodi di woke washing, a cui abbiamo imparato ad associare un colore diverso per ogni occasione, hanno portato ad un progressivo scetticismo da parte dei consumatori, che percepiscono sempre di più una falsa corrispondenza tra parole e azioni.

Lo smacco più grave si verifica quando c’è incongruenza tra le cause sposate e le azioni intraprese dal brand, che perde immediatamente credibilità.

BLAZE

Per essere veri attivisti, ci vuole testa, voce e un paio di braccia.

Per comunicare correttamente tematiche sociali basta seguire delle semplici linee guida:

‍TESTA
Avere un’intenzione precisa, che sia informare, educare, sensibilizzare o cambiare.

VOCE
Utilizzare un tono di voce coerente, non patinato, ironico o troppo drammatico.

BRACCIA
Intraprendere un’azione concreta, reale, con un impatto tangibile nella vita delle persone.